lunedì 29 marzo 2021

QUALE ALLEGRIA?

 
Quale allegria? Il nostro lavoro è uno e uno soltanto: far divertire. Dobbiamo fare in modo che i ragazzi si divertano quando vengono in palestra con noi, che si divertano in partita e quando si perde, dato che perdere non diverte mai nessuno, dobbiamo fare in modo che quella sconfitta ci insegni qualcosa che ci permetta di divertirci di nuovo. Dobbiamo far divertire i tifosi, cercando di trasmettere passione per una squadra di provincia: quella passione che ti porta al palazzetto di venerdì sera, quella che ti fa spellare le mani per un canestro che pensavi impossibile, quella per cui ti sfotti con il collega o l'amica alla macchinetta del caffè, il giorno dopo la vittoria in un derby. Dobbiamo fare in modo che le famiglie, genitori, nonni, fratelli, sorelle, zie e cugini si divertano, perché è quel sorriso che ti dice che tuo figlio si divertirà di più giocando a basket, piuttosto che restando in casa. Solo che certi giorni far divertire diventa complicato. Succede quando hai una brutta giornata a casa, quando il mondo attorno parla una lingua che non conosci, quando si spegne la fiamma che ti porta tutti i giorni in palestra, perché non sai quando potrai tornare in palestra. E così, da un anno a questa parte, il nostro lavoro non è più far divertire.
Il nostro lavoro, da un anno a questa parte, è proteggere quella fiamma e non permettere a niente e a nessuno di spegnerla. Il nostro lavoro è fare in modo che ci si ricordi cosa vuol dire mettersi in fila, in attesa del proprio turno per svolgere un esercizio, che ci si ricordi dei lacci che quasi tagliano le dita quando ci si chiude le scarpe prima di una gara, che ci si ricordi cosa vuol dire stare insieme, sudare insieme, vincere o perdere, ma sempre insieme. È un lavoro complicato, perché ogni giorno che passa ci sono difficoltà in più, nuove regole che si aggiungono a quelle vecchie, fogli da compilare, temperature da prendere e nonostante tutto questo, spesso non basta per non fermare gli allenamenti: i contagi crescono, gli isolamenti sono all'ordine del giorno e il senso di impotenza si fa sempre più forte. Ci si guarda allo specchio e ci si chiede con quale allegria si può continuare a dire ai ragazzi e alle famiglie di tenere duro, se ti senti paralizzato e inerme di fronte a questa marea che avanza inesorabile?
Poi, d'improvviso, dalla cameretta senti un urlo, corri a vedere e trovi i tuoi figli che giocano un uno-contro-uno con il contenitore della carta. La femmina è veramente intelligente, legge bene la posizione della difesa, mentre il maschio è molto coordinato, forse un giorno sarà un bravo lungo, se prende l'altezza dalla famiglia di tua moglie. Senza che te ne accorga, ti ritrovi a sorridere appoggiato allo stipite della porta, forse senti pure gli occhi gonfiarsi di lacrime e la risposta alla domanda che ti facevi allo specchio è lì, che prova a giocare un post basso per far canestro nel contenitore della carta: con questa allegria domani tornerai a dire a tutti i ragazzi e le famiglie che non ti fermi, con questa allegria lavorerai ancora più dure di prima, per trovare una palestra in cui allenarsi, con questa allegria penserai a come far divertire le squadre in isolamento. Con questa allegria torni a pensare che le palestre riapriranno di nuovo e tu sarai lì, con la tua squadra, a far rimbalzare la palla sul parquet, perché quel ritmo ce l'avete nel sangue. Far divertire, tenere la fiamma accesa, cercare di districarci tra regole e protocolli non lo facciamo e non l'abbiamo mai fatto per noi allenatori, genitori, zie e nonni. L'abbiamo fatto sempre e solo per i ragazzi, perché a volte l'abbraccio di un compagno di squadra ti può salvare la vita. Con questa allegria andiamo avanti e non permetteremo a nessuno di fermarci.


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