martedì 6 giugno 2023

MARCO NASARI, THE LAST DANCE: «IL LAVORO PAGA SEMPRE»

Reduce dall’ultima partita in carriera, abbiamo intervistato il nostro Marco Nasari per tracciare un bilancio dagli esordi fino alle ultime partite con la canotta dei Gators, rispolverando alcuni ricordi del passato e le emozioni di questi anni di carriera sui campi piemontesi e non solo. Alla base di ogni stagione sul parquet, il tanto impegno e la voglia di raggiungere i propri obiettivi: «La mia precisione al tiro è stata costruita, non era solo fortuna: il lavoro paga sempre ed è quello che cerco di trasmettere ora ai ragazzini del Minibasket»

Come è stato tornare a giocare a distanza di tanti mesi?

«Un immenso piacere, per motivi personali la pallacanestro quest'anno purtroppo è stata messa da parte nonostante io abbia ancora tanto entusiasmo per giocare a questo sport: ad inizio anno ci ho provato, ma è stato impossibile quindi ho dovuto lasciare. La fortuna vuole che si sia arrivati ad un’ultima partita in casa dove la posta in palio era bassa e tra gli avversari c’erano alcuni miei ex compagni di squadra: un finale perfetto. È stato bello, faticoso perché ero completamente fuori forma dopo cinque mesi di inattività ma anche in quest’ultima partita mi son tolto delle soddisfazioni.

Che emozioni hai vissuto a giocare la tua ultima partita?

«Sicuramente belle emozioni, ho pensato solo a divertirmi dopo aver maturato questa idea di smettere con la pallacanestro, anche se mi sento di poter ancora dire la mia: è stato molto piacevole, nonostante la sconfitta, soprattutto con i canestri nel finale di partita dopo una prima parte di gara in cui ho dovuto riadattarmi e trovare i giusti movimenti dopo diverso tempo in cui son stato fermo».

Il tuo ricordo più bello con i Gators?

«Ce ne sono moltissimi: sicuramente il derby vinto in casa Amatori dopo diversi anni, in quell’occasione siamo riusciti a vincere anche fuori casa spezzando una “tradizione”. Un’annata che ricordo con molto piacere è stata quella con coach Diego Arese, eravamo una squadra molto forte ed avevamo trovato una bella chimica. È stata la stagione dove avevo una media realizzativa altissima, segnando 35 punti in una partita (record di franchigia, poi battuto in questa stagione da Nico Marengo ndr). Mi sarebbe piaciuto vincere un campionato, mi dispiace in particolare per l’occasione contro Tam Tam nell'anno del Covid con coach Giorgianni: sarebbe stato bellissimo salire, purtroppo abbiamo perso all’ultima gara. Ricordo poi con piacere anche tutte le partite, le trasferte e tutti i ragazzi con cui ho giocato e condiviso bei momenti».

Un bilancio di tutti questi anni di basket giocato?

«Sicuramente più che positivo, ho iniziato a giocare a minibasket a 5 anni senza mai smettere: mi sono tolto tante soddisfazioni, a quindici anni mi son posto degli obiettivi reali e sono riuscito a raggiungerli arrivando a giocare in C1 con il CUS Torino. Alcuni ricordi di giocate, situazioni e partite restano molto nitidi: sicuramente ci sono anche ricordi brutti, come la retrocessione con Saluzzo. Dopo le giovanili a Savigliano e due anni in prima squadra è arrivata la chiamata in C1 del Cus Torino con cui siamo arrivati ai playoff. L’anno successivo sono andato a Saluzzo, per poi tornare a Savigliano e vincere il campionato. Nel 2013 il passaggio ai Gators: un bilancio più che positivo, con qualche piccolo rimpianto, ma sono sicuramente soddisfatto».

Qual è stato il tuo compagno di squadra che più ti è piaciuto veder giocare? E l'avversario più difficile da affrontare?

«Ho avuto la fortuna di giocare contro giocatori davvero forti: dico Tommaso Raspino di Biella nei playoff di C2, era un giocatore davvero forte già a 18 anni. Infatti, è arrivato a giocare in Serie A. Tra i compagni di squadra ricordo Campanelli, Perissinotto, Gambolati, Marcello, Francione e Marengo: sono stati tantissimi i giocatori con cui ho avuto il piacere di giocare e sicuramente ne ho dimenticati altri».


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