domenica 3 ottobre 2010

Fuori dai denti! ...SALIRE O NON SALIRE IN SERIE D? 2a parte...

E' giunta in redazione una replica di un anonimo lettore alla rubrica del Dott. Bubi... ecco il testo integrale:

Salve, sono un giocatore (o presunto tale) che per questioni di sicurezza , anche personale visto che sono gracilino, vuole rimanere anonimo, ma celandomi dietro lo pseudonimo di Morris68 (dove le cifre sono la data di nascita e il codice fiscale e brtmrz68r30i470g) intervenendo solo ora sulla discussione aperta dall'esimio dott. BUBI vorrei dallo stesso un chiarimento, anzi due a livello strettamente personale:
1) mi è stato detto, e da lei cerco conferme dott., che un giovane come me di bella presenza e speranze per la mera coincidenza di giocare in serie "D" (di uno sconosciuto campionato di fondo pagina) deve lautamente remunerare una fantomatica "società" di provenienza per gli investimenti da quest'ultima sostenuti per la formazione sportiva, professionale, dentale , mutualistica e via discorrendo?
2) che il medesimo giovane deve sottostare a limitazione del traffico cestistico perché in una squadra di 10 sono ammessi solamente 7 eurover22 o limitrofi?
Mi consenta caro dott. di anticipare le sue risposte con obbiezioni bieche e se vogliamo anche grevi da bar sport di barriera. La prima è solenne: non ti nutrirai del sangue di tuo fratello, dove il sangue è l'abbietto denaro e il fratello sarei io, ma parlando di certe persone preferisco considerarmi figlio unico. La seconda è politica pensando a quei burocrati del basket che si inventano regole contro natura sportiva nel fantomatico interesse dei giovani, facendone temporaneamente una specie protetta per poi abbandonarli alla realtà dello sport. Quindi dott. l'unica risposta che accetto per le mie domande è una ed incontrovertibile: "VERGOGNA" e non si provi con me la strada della retorica, della storia del giocatore mosso dal livore del passato perché sfortunatamente, ma non per me, non è così perché il personale non c'entra. La verità è che siamo vittime, noi tutti amanti del basket, giocatori e non, di una assurda distorsione dei principi dello sport, dove le necessità economiche e di sostentamento di un movimento cresciuto mutuando il peggio dalla burocrazia amministrativa sempre alla ricerca della terra promessa o del moto perpetuo di Leonardo degenera in ciò che viviamo adesso.
Io a 42 anni giustamente pago per giocare, ma forse non gioco, e i miei soldi ingiustamente migrano verso altri lidi mentre a noi farebbero tanto comodo, e finiscono chissà dove perché non scendono quasi mai alla prima fermata per questo assurdo principio di perequazione che colpisce tutti in vari modi ma con i medesimi risultati. Alla fine di tutto questo abbiamo la chiusura del cerchio inteso come numero, quindi "ZERO" ed è l'eredità che lasciamo ai giovani nella speranza che possano credere ancora nello sport.

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